Tipico cibo da strada amato dai siciliani ma anche dai turisti, lo sfincione si ritrova in versione palermitana e bagherese. Presente tutto l’anno in panifici e anche proposto dagli ambulanti per strada, lo sfincione resta uno dei cibi più famosi e amato dello street food. C’è chi lo ama rosso, e chi lo ama in bianco. Quali sono le differenze tra la versione palermitana e quella bagherese?
Perché si chiama sfincione?
Il termine deriva dalla radice araba “sfincia” per indicare un dolce morbido e arioso tipico della cucina araba. Caratteristica di questo cibo delizioso è proprio l’impasto alto e morbido, caratteristica che lo differenzia dalla semplice pizza. La peculiarità principale dello sfincione è proprio il suo essere spugnoso. Proprio questa caratteristica dell’impasto fa sì che durante la cottura in forno, lo sfincione assorba tutto il sapore degli ingredienti.
Tradizione vuole che venga condito con salsa di pomodoro, cipolla, caciocavallo, pangrattato, origano, olio extravergine di oliva. Ideato probabilmente nel monastero di San Vito, tra il mercato del Capo, via Cappuccini e piazza Indipendenza, era cucinato dalle suore come ricetta saporita da servire soprattutto durante il periodo delle feste.
Versione palermitana o bagherese?
Sono famose le grida del venditore ambulante che inneggia e canta la bontà di questo celebre street food e in Sicilia sono tante le sagre e le occasioni in cui viene proposto in tavola. Di questa specialità esistono quindi due versioni.
Lo sfincione palermitano prevede la presenza della salsa di pomodoro come ingrediente principale, mentre lo sfincione bagherese è chiamato “sfincione bianco” proprio perché condito con tuma e/o ricotta, cipolla e acciughe.
Scegliere tra le due versioni è difficile, perché cambia totalmente il sapore. Oltre al suo sapore unico e prelibato, solo una cosa resta invariata: la spugnosità dell’impasto, impossibile confonderlo con altri prodotti da forno o con la semplice pizza.