È indiscutibilmente una delle pietanze tipiche siciliane: chi arriva da lontano, non può non assaggiarlo. Lo sfincione, in dialetto u sfinciuni, è considerato l’equivalente della pizza napoletana ma per il siciliano è molto di più: un’antica tradizione, un gusto intenso, il sapore di “casa”.
Si tratta, infatti, di un’antica ricetta che ha un ingrediente principale, una sorta di pane morbido e ben lievitato condito con salsa di pomodoro, pangrattato, acciughe, cipolla e un ingrediente speciale: il caciocavallo.
Secondo una vecchia leggenda, lo sfincione sarebbe stato sperimentato per la prima volta da alcune suore palermitane del monastero di San Vito a Palermo. Probabilmente la sua origine risale alla popolazione araba e da una antica ricetta di questa cultura, ma non esistono fonti certe.
Quello che è certo è che lo sfincione è considerato uno dei cibi siciliani più caratteristici, tappa immancabile per chi voglia saggiare e assaggiare la cultura gastronomica locale.
In Sicilia è famoso il legame tra cibo e tradizione: lo sfincione, infatti, si consuma tipicamente la vigilia della festa dell’Immacolata, il 7 dicembre. In occasione di questa ricorrenza, u sfinciuni sembra essere nato dalla necessità di una cucina povera, un semplice pane ma arricchito da pochi e saporiti ingredienti.
Al di là della tradizione religiosa, lo sfincione è protagonista indiscusso dello street food palermitano, citato da guide, turisti e cittadini come una delle prelibatezze del luogo. Esistono altre varianti siciliani dello sfincione: la più caratteristica è quella di Bagheria che ha eliminato il velo di pomodoro per sostituirlo con la ricotta.