La cucina mediterranea offre un ventaglio di ricette saporite e colorite. Rosso, bianco, verde e… fritto: pochi indizi che fanno pensare ad uno dei piatti più freschi e amati, la pasta alla norma. Come resistere ad un piatto di pasta al pomodoro con ricotta salata, arricchita dal fritto delle melanzane e dalla freschezza del basilico?
Perché si chiama “alla norma”?
La pasta alla norma nasce a Catania e conquista presto tutta la Sicilia. Sono due gli episodi che hanno decretato il nome della ricetta. Ammaliato dal sapore, sembra che il commediografo Nino Martoglio abbia esclamato Chista è ‘na vera Norma! facendo chiaramente riferimento alla “Norma”, la celebre opera del compositore Vincenzo Bellini, anche lui catanese.
Un’altra coincidenza sembra aver portato alla scelta di questo nome e che conferma il legame tra la ricetta e la citta etnea. Sembra, intanto, che la pasta alla norma sia stata presentata per la prima volta pubblicamente la sera della premiere mondiale dell’opera di Bellini, nel 1831. Si ipotizza che la ricetta sia stata inventata proprio in onore del compositore: questo testimonia soprattutto la grande considerazione che il mondo gastronomico abbia nei confronti della pasta alla norma, tanto da paragonarla ad un capolavoro dell’opera.
Di bocca in bocca: come cambia la ricetta della pasta alla norma
Come tutte le ricette di successo, anche la pasta alla norma “subisce” le diverse preferenze in base alla tradizione culinaria del luogo in cui è cucinata. Su una cosa non c’è dubbio, gli ingredienti rimangono il pomodoro, la ricotta salata, le melanzane e il basilico, sapori tipici dell’isola. Quello che può cambiare è la modalità di preparazione: anche se le melanzane dovrebbero essere rigorosamente fritte nell’olio extravergine di oliva, c’è chi preferisce cuocerle alla griglia. La ricetta originale prevede, inoltre, l’utilizzo della ricotta di pecora salata e stagionata, ma capita che in altre zone siano utilizzate la ricotta infornata, il parmigiano o addirittura la mozzarella.